

Daniele: Oggi si formano troppi mental coach, pochi allenatori di performance. Hai appena conseguito la qualifica. Sai le tecniche. Citi i modelli. Conosci a memoria i passaggi di una sessione. Ma poi ti trovi davanti a un cliente vero. E lì capisci che tutto quello che hai imparato e ti hanno insegnato non basta. In quel momento molti coach si sentono persi, e il primo istinto è chiedere ai formatori: “E adesso cosa faccio?”. E la risposta, spesso, è una formula da manuale: “Se il cliente parla del passato problematico, fai una sessione sul presente percepito e poi una sul futuro desiderato.” Sì, me lo sono sentito dire anch’io — e confesso che all’inizio ci ho creduto”.
Daniele: Sì, come tanti. Anni fa ho sborsato una cifra esorbitante per un corso per coach professionisti in una di quelle scuole-business, basate su un metodo ormai obsoleto. Una sorta di copia e incolla (fatto pure male) di appunti di grandi autori della crescita personale. Una “strategica” reinterpretazione della psicologia positiva che ti coinvolge durante la formazione e dopo? Alla fine ti danno un attestato costosissimo, e poi ti “invitano” a rinnovarlo ogni anno, con formazione condivisa in call con altri colleghi, tutti coach teorici come te.
Daniele: In modalità Role Playing, ovviamente. Si inventano clienti, si inventano coach, e si allenano tra loro. Lo amano perché è semplice: nessun rischio, nessuna reale responsabilità. In altre associazioni magari si fa meno auto coaching, ma devi comunque “scalare la vetta” dei crediti formativi annuali e, naturalmente, tutto questo a pagamento. Intanto, sui social, spuntano ovunque post di coach teorici che sostengono tutti le stesse cose: “Crescita personale”, “Cultura del cambiamento”, “Credi in te stesso”. Frasi giuste, ma vuote se non sai come persuadere il cliente affinché si fidi e si affidi a te per poi portarlo a un risultato reale. Basta scorrere i social, tanta visibilità (like visualizzazioni commenti) per chi investe di più in sponsorizzate e i clienti?
Daniele: Esatto. Il nostro MASTER COACH – nasce perché noi coach siamo, prima di tutto, responsabili delle aree mentali della performance, in ogni ambito: sportivo, aziendale o personale. Ci dobbiamo in primis formare bene, sul campo, per poi formare gli altri. Basta formare coach teorici. Formiamo consulenti delle aree mentali, professionisti capaci di leggere la mente e le emozioni, e di usarle come leve per la performance. Per diventarne “responsabili”, esperti.
Con noi impari a: leggere e gestire le emozioni, tue e del cliente. Usare pensiero lento e pensiero veloce come strumenti di trasformazione. Integrare tecniche di coaching e Intelligenza Artificiale. Ascolto attivo e focus sulle “parole chiave”. Costruire una identità professionale autentica. Alla fine del percorso non sei più un coach “che fa domande”. Diventi un consulente esperto delle aree mentali della performance.
Daniele: L’intelligenza artificiale, per noi, non sostituisce il coach: lo potenzia. Nel nostro master la AI diventa un “assistant coach”, cioè uno strumento capace di affiancare il professionista nel lavoro quotidiano di analisi, riflessione e crescita personale e sportiva. Oggi il mental coach moderno deve saper usare l’AI per allenare la mente con più dati, più precisione e più profondità. L’AI permette di creare simulazioni di performance, monitorare stati emotivi, generare scenari di allenamento mentale e persino supportare la costruzione di piani personalizzati.
Daniele: Nel Master non reciti ruoli. Non interpreti il coach: lo sei. Lavori su casi veri, con persone vere, e impari a gestire la complessità della relazione, non solo la tecnica. È un percorso esperienziale e professionale, non motivazionale. Non promettiamo illuminazioni, ma risultati. E soprattutto: formiamo persone che sanno fare coaching, non solo parlarne.
Daniele: Assolutamente sì. Il coaching non è teoria, è presenza. È la capacità di stare nel momento con il cliente, leggere i segnali sottili e trasformarli in consapevolezza. Il mondo non ha bisogno di altri coach teorici. Ha bisogno di professionisti che fanno la differenza, non che la raccontano.
Daniele: È pensato per coach già formati che vogliono finalmente fare il salto di qualità: passare dalla qualifica alla professione. Chi vuole entrare può prenotare una call gratuita di orientamento, in cui capiamo insieme se è il percorso giusto per lei/lui.
Daniele: Semplice: “Non è colpa tua se ti hanno insegnato solo certa teoria. Ma adesso è responsabilità tua imparare a fare la differenza.”


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